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L'unica possibilità che un essere umano ha di vedersi è quella di osservare la propria immagine riflessa da una superficie specchiante e se ne accontenta e di molto pur sapendo che l'immagine di sé che gli giunge è in realtà invertita, dove la destra appare come sinistra. Come Narciso ognuno è all'origine di sé e innamorato di se stesso e della propria immagine, che, ne è ben consapevole, presenta agli altri. Quanto è unica ogni individualità altrettanto lo è l'immagine di questa riflessa, per esempio, da uno specchio. Ma si stabilisce nel ritratto un rapporto tra questo e il momento della sua ripresa fotografica, cioè un rapporto tra l'immagine, che rappresenta il visibile colto in un preciso istante e il tempo che custodisce e mostra quella rappresentazione in una serie infinita di momenti sempre più distanti e lontani dall'istante originario. La stessa confezione in astuccio, in cui erano sistemati i dagherrotipi e gli ambrotipi mentre i ferrotipi godevano di una più modesta cornice di cartoncino decorato o ancor più di una modesta bustina di carta, contribuiva a far sì che il ritratto fotografico (dagherrotipico, ambrotipico o ferrotipico). Presentazione di Manuel Onorati.